Buoni motivi per essere sostenibili ? 16

In questo documento

https://unbocconepertraverso.it/wp-content/uploads/2015/06/10-ragioni-per-essere-sostenibili-documento1.pdf

abbiamo provato a riassumere in categorie le motivazioni che devono indurre gli imprenditori ma anche i cittadini ad essere sostenibili.

Queste motivazioni possono essere condivisibili o meno.

Posta le tue riflessioni quale contributo alla discussione.

16 thoughts on “Buoni motivi per essere sostenibili ?

  1. Reply Elisa Jun 24, 2015 7:32 pm

    Per essere un consumatore sostenibile, occorre intraprendere il proprio percorso partendo dalla consapevolezza e dalle piccole scelte quotidiane. Guardare da oggi alla sostenibilità é “educare” le future generazioni?

    • Reply Biagio Cabrini Jun 29, 2015 12:47 pm

      io penso di si, perché, ad esempio, i figli apprendono la maggior parte delle cose dall’esempio che gli viene dato dalla famiglia. quindi penso che se gli adulti compiono un primo passo, le future generazioni saranno sostenibili in modo molto più “istintivo”, semplicemente perché lo hanno appreso fin dalla giovane età.

  2. Reply Ettore Capri Jun 25, 2015 8:39 am

    Scuola e famiglia e volontà politica.

    In uno studio che abbiamo condotto di recente

    (https://www.mattioli1885.com/store/index.php?main_page=product_info&cPath=34_38&products_id=509)

    abbiamo riscontrato le difficoltà nel condurre programmi di educazione alimentare alla stato attuale delle scuole italiane. Quindi molto lavoro deve essere svolto.

    L’impatto maggiore è e sarà sempre quello delle imprese perché rappresentano la massa critica nei processi e nei prodotti (pensiamo a quanti milioni di kg di cerelai muove la barilla rispetto all’acquisto di una singola familgia). Se le scelte dei consumatori sono consapevoli e chiare il mercato cambia, e le imprese si comportano di conseguenza. La responsabilità morale delle imprese è quindi fondamentale che anticipino le scelte di mercato educando a loro volta consumatori attraverso i loro comportamenti proattivi.

  3. Reply Gabriele Rocchetti Jun 25, 2015 9:13 am

    Parlando di sostenibilità, citerei anche i pilastri su cui è basata la “strategia Europa 2020″, strategia decennale presentata dalla Commissione Europea nel 2010, che mira alla trasformazione strutturale dell’economia europea, anche allo scopo di superare la crisi economica da tempo in atto e per preparare l’Europa ad affrontare le sfide future. I 3 assi principali sono:
    1) crescita intelligente (promozione di conoscenza, innovazione, istruzione e società digitale)
    2) crescita sostenibile (produzione più efficiente sotto il profilo delle risorse e maggiore competitività)
    3) crescita inclusiva (maggiore occupazione e competenze, lotta alla povertà) Questa strategia individua le eco-industrie come gli attori principali in grado di far crescere la ricchezza e l’occupazione senza recare gravi danni all’ambiente. Bisogna raggiungere il famoso disaccoppiamento tra la crescita economica e l’uso delle risorse, tra la creazione di ricchezza e gli impatti ambientali significativi in modo tale da mantenere indefinitamente il livello raggiunto. Non a caso “sostenibilità” deriva dal latino “sustineo, -ere” che letteralmente significa sostenere! Sostenere qualcosa significa mantenerlo nel tempo così com’è nel presente e mandarlo avanti allo stesso modo nel futuro senza modificarne le caratteristiche intrinseche. 10 motivi per essere sostenibile? Sicuramente sarebbero citabili altri 100, 1000 e così via. L’importante è radicare questa cultura nell’immaginario collettivo in modo tale da poter assicurare il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità di quelle future di rispondere ai!
    propri bisogni. Del resto “la terra non ci è stata lasciata in eredità dai nostri padri,ma ci è stata data in prestito dai nostri figli”.

    • Reply Ettore Capri Jun 25, 2015 10:04 am

      Recentemente ho trovato proprio in questo video
      e nel libro di Lamastra/Corbo una buona rappresentazione del significato di sostenibilità: il pedale del pianoforte che prolunga il suono,ì sostain in inglese.
      Più che “radicare nell’immaginario collettivo” dobbiamo comprenderlo ed attuarlo. Lasciare all’immaginazione l’ideazione che nutre l’innovazione.
      Ma tu sei d’accordo in quei 10 motivi o li trovi banali o incorretti o retorici ?

  4. Reply Gabriele Rocchetti Jun 25, 2015 12:02 pm

    Pedale che però dovrà necessariamente essere schiacciato da tutta la popolazione e non solo da alcune nicchie sociali, per realizzare un suono armonico! Si, comunque sono d’accordo con i 10 motivi citati nel testo. Credo siano riassuntivi della cultura dell’innovazione necessaria per una società che deve puntare alla crescita in termini quindi non solo sostenibili ma anche e soprattutto inclusivi, in quanto l’eliminazione delle differenze in termini di ricchezza/utilizzo delle risorse tra le varie classi sociali dovrà essere per forza superata un domani!

  5. Reply Biagio Cabrini Jun 29, 2015 12:41 pm

    Ho apprezzato particolarmente il primo punto, perché riassume, secondo me, il messaggio che viene poi argomentato nei punti successivi: non si può più aspettare. I motivi per cui non si può poi sono tanti, come spiega il punto 5, la sostenibilità è un concetto dinamico e complesso. Ma il problema secondo me è proprio questo: quando si parla di fenomeni che a noi non sembrano vicini o imminenti, si tende a non pensarci e a rimandare la questione ad un futuro remoto. In una tavola di Quino, noto fumettista spagnolo, si leggeva “fortuna che il mondo brucia sempre dalla parte opposta”, il disegno però rappresentava il mondo sotto forma di bomba la cui miccia è stata accesa. Dunque se brucia poi esploderà, e questo interesserà anche la gente della parte opposta. Di questo molti non se ne rendono ancora conto, quindi penso che i messaggi legati alla sostenibilità debbano sempre essere tanti e forti.
    Sono d’accordo sul dire che la sostenibilità parta dal singolo individuo e quindi dalla consapevolezza. E’ necessario quindi prima di tutto renderci consapevoli, e questo secondo me non è facile. Penso però che si stiano già facendo molti progressi e il documento “perché essere sostenibili” è già secondo me un grande progresso, perché è anch’esso un aiuto alla presa di coscienza della condizione planetaria.

  6. Reply Alessandra Bufano Jun 29, 2015 12:44 pm

    Diverse cose mi hanno colpito di quest’articolo ma piu’ di tutti il passaggio in riferimento all’agricoltura in cui scrive “la manutenzione e il presidio del territorio, la conservazione del paesaggio e della biodiversità, la mitigazione degli effetti ambientali e la tutela della flora e della fauna sono solo alcuni dei principali ruoli che abbiamo delegato agli agricoltori”.Il fatto che si deleghi tutte queste responsabilità ai soli agricoltori fa riferimento a mio parere ad una cultura sbagliata. Non è giusto “delegare”, ma piuttosto dovremmo avere tutti la consapevolezza che quelle responsabilità ci appartengono, anche a partire dai piccoli gesti. Non devono arrivare ad essere un “problema urgente” come ha scritto nell’introduzione, ma devono essere invece radicati nel nostro modo di pensare ma soprattutto di agire.
    Ora come non mai spopola la tendenza del BIO, e tanti (come me stessa per prima) sono affascinati da questo mondo quasi fatato. In realtà alla maggior parte delle persone basta un’etichetta verde per pensare che quel prodotto sia meglio di un altro. E allora perché non sfruttare questo momento di inconsueta sensibilità per informare DAVVERO i consumatori, facendoli diventare critici e consapevoli? Il problema non è la questione ma piuttosto il COME, che come spesso accade è difficile da trovare. A mio parere il nostro approccio al tema della sostenibilità rimane sempre un po’ vago, perché siamo nati e cresciuti con l’idea che se un problema non ci tocca in modo personale e diretto con conseguenze immediate allora non ce ne preoccupiamo, ma piuttosto “deleghiamo”. Solo quando in casa nostra va via la luce, non si accende il condizionatore, scende acqua fredda al posto di quella calda (o a volte non scende proprio) ci ricordiamo di quanto queste risorse non siano del tutto scontate, e che forse vivere senza luce, acqua e gas non ci piace poi così tanto. Ci deve essere un passaggio culturale, un modo di affrontare il problema differente. Non rimandare più a domani ma piuttosto pensarci ora. Tuttavia proprio perché si sta parlando di CULTURA è molto difficile che questo avvenga nell’imminente.

  7. Reply Laura Binda Jun 29, 2015 4:29 pm

    Interessante il secondo articolo: “perché è necessario riportare al centro l’attenzione per l’agricoltura”, esattamente perché quello è il suo posto, per creare le condizioni adeguate a uno sviluppo sostenibile, sarà necessario procedere a cambiamenti radicali nella politica agricola, ambientale e macroeconomica, a livello nazionale e internazionale. L’agricoltura sostenibile prevede di aumentare la produzione sulle terre già sfruttate ed evitare di infierire ancora su quelle terre che non sono adatte alla coltivazione; prevede di assicurare un accrescimento effettivo della produzione alimentare e di migliorare la sicurezza alimentare. L’agricoltura sostenibile vuole arrivare al concetto di permacultura, un’agricoltura che è arrivata a significare di più che autosufficienza per l’alimentazione della famiglia, integrando il benessere delle persone con quello della Terra anche con strategie legali e finanziarie appropriate. Per fare ciò, bisognerà organizzare attività di educazione, adottare incentivi economici e promuovere tecnologie nuove che garantiscano un’offerta stabile di derrate alimentari, bisognerà creare occupazione per combattere la povertà, bisognerà proteggere le risorse naturali e l’ambiente.

  8. Reply Mattia Scotti Jun 29, 2015 8:49 pm

    Tutti i punti sono particolarmente interessanti ed inerenti a questo delicato tema, ma ci terrei a sottolineare l’importanza del ruolo della cultura e dell’informazione nell’ambito dell’ecosostenibilità.
    Senza una corretta informazione di fondo che deve partire dal sistema dell’istruzione, a partire dalla scuola primaria, il passo verso un mondo sostenibile e quindi durevole nel tempo è infattible. Se tutti insieme, come cittadini del mondo, muovessimo un piccolo passo verso la sua salvaguardia, anche solamente attraverso piccoli gesti quotidiani e accortezze, come chiudere il rubinetto mentre ci si insapona sotto la doccia o evitare di buttare a terra il mozzicone di sigaretta, il nostro ambiente sarebbe certamente migliore. Tutto ciò accade perchè spesso l’essere umano si dimentica di appartenere al regno animale: accecato dalla sfera economica sin dalla rivoluzione industriale tende a considerare quello che dovrebbe essere il proprio ecosistema come una fonte di risorse inesauribile e da sfruttare al massimo nel tempo più breve possibile, accecato dalla bramosia di ricchezza e conseguentemente di potere. Ma quale altro essere appartenente al regno animale, rovinerebbe il proprio habitat a tal punto da mettere in discussione il proprio istinto di sopravvivenza? La risposta è semplice. Ecco perchè questo mastodontico progetto è infattibile senza una cultura di fondo: bisognerebbe quindi ragionare non più come produttori e/o sfruttatori di ricchezze, ma come abitanti del nostro grande ecosistema mettendo in primo piano il nostro istinto di sopravvivenza.
    Chiudo il mio breve pensiero con una frase di Jacques-Yves Cousteau, esploratore e oceanografo francese: “Conoscere il tuo pianeta è un passo verso il proteggerlo”.

  9. Reply Paolo Pizzocheri Jul 3, 2015 10:36 pm

    Leggendo questo documento, la prima cosa che mi è balzata all’occhio , è come ( non so se volutamente o meno) i 10 punti sono a mio parere in ordine di importanza e di priorità.
    Sicuramente essere sostenibili ormai riveste un carattere di emergenza, e poi il richiamo al ruolo dell’agricoltura che deve tornare centrale, e il pensiero che attorno ad ogni prodotto agricolo c’è veramente tanto altro è assolutamente corretto, pensiamo alle problematiche idrogeologiche della nostra montagna ( io lo vedo per quello che riguarda l’appennino parmense)dove l’abbandono della attività agricola in questi luoghi ha portato alla mancanza di “manutenzione” dell’ambiente ( fossi, scoline, via di smaltimento delle acque in eccesso, gestione oculata del bosco, opere di contenimento anche minimali ma fatte nei punti necessari, etc. etc.).
    Passando al discorso specifico del vino, e della formazione culturale che sensibilizzi alla sostenibilità, devo dire che a seguito del corso di green chemistry, sono rimasto impressionato dall’impatto sull’ambiente della voce imballaggi, da qui mi sono avvicinato all’acquisto di vino confezionato in bag in box da 5 litri. Si è magari portati a credere che un vino commercializzato in questo modo sia un vino poco apprezzabile, di una qualità inferiore tanto da non meritare il confezionamento nella classica bottiglia di vetro, invece il risultato dell’acquisto è stato rendersi conto che il vino era di ottimo livello, che a seguito del suo formato presentava un rapporto qualità/prezzo molto conveniente, che la formula scelta di confezionamento era molto comoda per spillare progressivamente il vino pasto dopo pasto, e alla fine si era data la preferenza a un prodotto che rispetto a quelli in bottiglia aveva come unica differenza quella di avere una impronta idrica e carbonica nettamente inferiore ( differenza mica da poco, fatti pari i paramenti qualitativi e di buona conservazione).

  10. Reply Gabriele Bonazza Jul 7, 2015 10:44 am

    Sono pienamente condivisibili tutti e 10 i buoni motivi.
    La biocapacità e l’impronta ecologica con cui è possibile definire situazioni di deficit/surplus ecologico a livello di regione/nazione è molto importante per arrivare ad una coscienza locale che coinvolge tutti (produttori,agricoltori,collaboratori e consumatori).
    – In tutto ciò l’agricoltura ha un peso determinante: ad essa infatti sono attribuite emissioni di gas serra pari al 10% delle emissioni globali,e consumi di acqua che superano il 70% dei consumi globali- Ritengo sia fondamentale però, considerare a livello di produzione alimentare anche l’allevamento di animali per la produzione di carne da macello, che viene considerato come l’attività produttiva più costosa in termini di risorse idriche e inquinamento da emissioni di CO2. Anche in questo caso la consapevolezza ha portato ad accorgimenti per ridurre e contrastare il consumo di risorse. Resta il fatto che in entrambi i casi si debba arrivare ad una coscienza locale, in cui tutte le persone siano in grado di attuare un consumo di risorse “corretto” di fronte alla conoscenza della disponibilità globale in rapporto alla continua crescita della popolazione mondiale , per attuare uno sviluppo sostenibile delle risorse che il nostro pianeta offre.

  11. Reply Maria Domenica Tauro Jul 12, 2015 2:52 pm

    Concordo con i 10 motivi esposti, e mi sono soffermata particolarmente sull’importanza che ha l’essere consapevoli di ciò che circonda.Si parte dalla necessità di informazioni da accumulare per poter scegliere in modo adeguato i nostri prodotti. Ma deve partire tutto solo da noi? Le stesse aziende dovrebbero preoccuparsi di inserire i loro prodotti nel campo commerciale nel modo più adeguato possibile, fornendo indicazioni utili che definiscano non solo il termine del processo produttivo (il prodotto stesso), ma tutto il percorso che lo ha caratterizzato, e poi ogni singolo dovrebbe impegnarsi di più prestando maggiore attenzione a ciò che lo circonda. Talvolta siamo troppo indifferenti verso la composizione del prodotto e scegliamo, prediligendo altri fattori, come il costo.
    Inoltre,il divario tra l’innovazione tecnologica e la preservazione del nostro patrimonio ambientale, si fa sempre più ampio e complesso, in quanto l’uomo sta prendendo coscienza dell’influenza che ha nel poter “controllare” il suo habitat, perdendo però di vista dei fattori naturali che ne risentono e pian piano si deteriorano. Basti pensare semplicemente a quanto espresso nel testo, rispetto alla disponibilità delle risorse che si pensano inesauribili, ma così non sono. Si sta entrando in una fase di “egoismo” dove gli obiettivi iniziali che si avevano per migliorare le pratiche agricole e le produzioni,iniziano a privilegiare più la parte economica della questione.
    Concludo affermando che odiernamente,ognuno di noi,dovrebbe fermarsi un attimo, riflettere, e collaborare con la collettività per tentare di recuperare ciò che pian piano sta sfuggendo, cioè la tutela del nostro territorio, la valorizzazione dei nostri paesaggi e le nostre scelte quotidiane, invece che continuare a camminare sempre in avanti, lanciando un’occhiata a destra ed una a sinistra senza voltarsi mai completamente indietro. Le sperimentazioni dovrebbero andare di pari passo con l’agricoltura tradizionale, così come la propria consapevolezza con il miglioramento della sostenibilità globale, e non privilegiare qualcosa a discapito di un’altra.

  12. Reply claudia tosca Jul 13, 2015 9:42 am

    Purtroppo finché gli imprenditori hanno il controllo e il potere quasi assoluto con grandi risorse economiche non verranno mai veramente toccati da questioni che riguardano la sostenibilità, naturalmente fino a quando non si ritrovano la domanda da parte dei consumatori. Quest’ ultimi iniziano ad interessarsi e a volere un prodotto biologico sano e naturale, ma purtroppo, per assurdo, i prodotti biologici naturali hanno un costo più elevato rispetto ad altri prodotti “chimici”, quindi la lotta per la sostenibilità inizia già svantaggiata. Penso che un prodotto più è naturale più dovrebbe avere un costo inferiore per poter arrivare sulla tavola di tutte le famiglie, e di tutte le attività che riguardano questo campo come hotel, bar ecc. invece i prodotti chimici e contaminati da pesticidi e prodotti che ci fanno male hanno un costo inferiore. Penso che la sensibilizzazione debba arrivare dal consumatore per toccare gli imprenditori che guadagnano sulle famiglie. Loro hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di loro. Deve però esserci informazione e voglia di cambiamento per agire. La sostenibilità non può essere solo emozione ma deve essere anche razionalità. Per capire l’impronta ecologica di un prodotto c’è la necessità di quantificare i valori di cui si sta parlando. Darsi una pennellata di verde è facile a parole: per essere realmente convinti e intaccabili ci vogliono i fatti, i numeri. E soprattutto bisogna agire. Il rischio però è che le aziende si interessino a virtù ambientali finalizzate solamente alla creazione di un’immagine positiva per le proprie attività (o prodotti), o di un’immagine mistificatoria per distogliere l’attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi. Si compie tramite l’impiego di messaggi, pubblicità, certificazioni, pratiche aziendali e/o produttive falsamente definite come ecologiche, sostenibili o ambientali. Quindi credo che l’impegno debba arrivare da parte di tutti, sia dai “grandi” che dai “piccoli” e che sia importante la comunicazione, utilizzando una forma linguistica comprensibile all’italiano medio, cioè l’uso di messaggi semplici, immediati e senza tanti giri di parole, senza usare strategie di marketing. Allo stesso tempo credo che le aziende debbano agire a “porte aperte” per avere la fiducia dei consumatori coinvolgendo tutti. E i consumatori devono realmente impegnarsi, assumersi le proprie responsabilità, autovalutarsi e portare avanti l’impegno sostenibile partendo con piccoli passi, piccole azione, cogliere ogni giorno la sfida fino a diventare un impegno quotidiano, naturale e istintivo. Perché come dice nel punto 6 “la sostenibilità è un percorso di crescita.”

  13. Reply Marco Solari Jul 14, 2015 10:12 am

    Sono pienamente d’accordo con tutti i 10 punti dell’articolo,che sicuramente sono inerenti ai temi trattati durante il corso.
    Essere sostenibili risulta essere un operazione complessa, un impegno continuo, una filosofia di vita che dovrebbe essere insegnata fin dai primi anni di esistenza. Se non ci sarà un deciso cambio di rotta alimenteremo solamente quello che fino ad ora abbiamo contributo a creare,una società votata allo spreco quotidiano. E’ paradossale pensare che nel 2015,in una società sviluppata e industrializzata come la nostra,esistano realtà che debbano lottare ogni giorno per la sopravvivenza,quando ognuno di noi potrebbe fare la propria parte per rendere il mondo più vivibile. Come cita l’articolo,dovremmo produrre e consumare meglio,garantendo quella sicurezza alimentare che ci manca ed evitare il più possibile gli sprechi alimentari. Si dovrebbero promuovere tutte quelle pratiche ecosostenibili che hanno un valore per noi e per il mondo che ci circonda cercando la qualità nei prodotti,il rispetto per l’ambiente e la responsabilità sociale delle aziende che si occupano di questo tema. Proprio quest’ultime per prime dovrebbero combattere il troppo consumismo,forzando la produzione agricola e industriale ecosostenibile,magari puntando sulla biodiversità.
    La sensibilità e la curiosità che si sono create intorno a questo tema dovrebbero invogliare ogni singolo cittadino a fare la propria parte perché vivere e crescere,in una società ecosostenibile, conviene a noi ma soprattutto alle generazioni future. Questo parte da una seria educazione di vita che iniziando da ogni individuo fino ad arrivare alla aziende,potrà salvaguardare il piccolo produttore, che da solo, si trova a combattere contro multinazionali che non si pongono limiti all’utilizzo di prodotti chimici per produrre alimenti di scarsa qualità. Sicuramente non basta leggere un etichetta per dirsi educato all’ecosostenibilità. Servirebbe avere una profonda conoscenza di quello che consumiamo e soprattutto un enorme rispetto per il nostro territorio . Perché non coinvolgere il consumatore, facendogli magari capire cosa sta utilizzando o quello che sta mangiando?
    Risulterebbe sicuramente una facile operazione sensibilizzare il produttore,con i mezzi che abbiamo a disposizione,avvicinandolo a questo grandissimo problema e inoltre, riusciremmo a preservare e a conservare flora e fauna,rispettando il loro ciclo biologico.
    Quello che ci manca è la cultura della sostenibilità,che dovrebbe essere radicata in ognuno di noi ma soprattutto la consapevolezza che andando in questa direzione contribuiremo a fare del male al pianeta,ma specialmente a noi stessi.

  14. Reply claudia tosca Jul 14, 2015 4:31 pm

    Riguardo l’articolo “10 ragioni per essere sostenibili”, sono d’accordo con tutti i punti descritti nell’ allegato. La sostenibilità rappresenta infatti un elemento centrale al giorno d’ oggi. Purtroppo però è principalmente un elemento centrale più di discussione che di messa in atto. Credo che per essere sostenibili basti poco. Il problema sono le persone, essendo abitudinari hanno paura di percorrere nuove strade, di mangiare “cibi sconosciuti”. Un elemento importantissimo di cui tenere conto è appunto l’atteggiamento del consumatore. Un primo tentativo di invertire questa tendenza e spingere i consumatori a ripensare in ottica maggiormente sostenibile il proprio atteggiamento. C’è bisogno di ispirare i cambiamenti nelle politiche dei governi e nelle strategie delle imprese del settore per aiutare i consumatori a fare scelte più sostenibili al momento dell’acquisto, uso, cura e smaltimento dei prodotti. Credo che ci sia quindi bisogno di lavorare sulla comunicazione focalizzandosi sul cambiamento e delineare i ruoli che potrebbero assumere le aziende, i governi ed i consumatori nel rendere possibile lo sviluppo del consumo sostenibile nel settore. La popolazione è molto attratta e segue molto i media e ogni tipo di pubblicità. In questo modo si può attirare l’attenzione delle persone di tutte le età e indurli piano piano al cambiamento. Il cibo deve essere inteso come elemento fondamentale alla base di un futuro sostenibile per il pianeta e per la società.

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