Quali contaminazioni alimentari da piombo 7

Osservazioni di Gabriele Rocchetta sulle contaminazioni alimentari da contaminanti inorganici con un particolare focus sul piombo.

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7 thoughts on “Quali contaminazioni alimentari da piombo

  1. Reply Andrea Masseroni Jun 25, 2015 12:39 pm

    Il caso Indiano sulla contaminazione di piombo negli spaghetti mi lascia perplesso, infatti mi chiedo: “Nel 2015 com’è possibile che avvengano casi di contaminazione da piombo?”. Proseguirei poi chiedendomi, e chiedendole, come ciò possa accadere alla Nestlè quale multinazionale di fama internazionale, la quale dovrebbe essere attenta a problemi simile, visto che quando avvengono le fanno perdere la fiducia di non pochi clienti. Mi viene così da pensare che non abbiano fatto sufficienti test sulle acque e sulle materie prime in ingresso nello stabilimento indiano; e visto che l’india, con la capitale Delhi, è notoriamente inquinata (soprattutto dal piombo a causa dalle attività antropiche) non dovrebbe avere un impianto che sanifichi le acque in ingresso e porre enfasi sui controlli dei metalli pesanti? Per concludere porrei attenzione sulla probabile inefficienza per quanto riguarda la comunicazione dei rischi tra le istituzioni locali e l’autorità deputata alla sicurezza alimentare.

  2. Reply Michela Pati Jun 27, 2015 10:16 am

    Il caso indiano di contaminazione del prodotto Nestlè non può non tener conto di tutto il processo pruduttivo. Bisogna infatti valutare anche un’eventuale fonte di contaminazione a monte della filiera. Infatti le fonti principali di contaminazione degli alimenti nel settore agricolo possono essere i fertilizzanti, i pesticidi inorganici di vecchia generazione, nonchè i fanghi biologici e le acque di irrigazione. Nello specifico, i pesticidi inorganici di vecchia generazione sono utilizzati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo; o, per esempio, i fanghi biologici a causa delle modalità con cui vengono prodotti, tendono a bioconcentrare elementi in traccia come piombo e cadmio che derivano dall’inquinamento stradale. Perciò la colpa di tale contaminazione non scaturisce solo dall’attività della multinazionale, ma potrebbe essere generata anche all’origine della stessa materia prima.

  3. Reply Davide Quadrelli Jun 28, 2015 4:22 pm

    Sono d’accordo con te che il problema piombo in India sia imputabile alle acque inquinate. Il problema di fondo è che tali paesi in via di sviluppo tendono a non avere leggi di tutela dell’ambiente consone al livello di sviluppo industriale a cui sono arrivati. Dobbiamo tenere conto che questi paesi non godono del benessere e della stabilità economica e gestionale dei paesi europei. Però io penso che quando una multinazionale come Nestlè decide, per ragioni di costi, di impiantare uno stabilimento ALIMENTARE in India deve sapere i pro e i contro a cui va incontro. Sapendo che l’acqua indiana ha una buona probabilità di contaminazione da metalli pesanti a mio parere avrebbe dovuto controllare più frequentemente il depuratore dell’acqua della fabbrica. Perchè di sicuro se si accorgeva della mancata depurazione evitava questa brutta figura che sicuramente nuoce all’immagine dell’azienda. Allora la mia domanda è: ne vale la pena per le gradi multinazionali andare a produrre in questi paesi, per abbassare i costi, mettendosi di fronte a questi rischi?
    Del resto, come dici tu, … chi è causa del suo mal… pianga se stesso.

  4. Reply Gabriele Rocchetti Jun 29, 2015 6:46 am

    Davide, condivido pienamente il tuo pensiero. Vero però che se non organizzasse la sua attività imprenditoriale anche in altri paesi, allora non sarebbe più una multinazionale, ed il mercato è un ambiente economico troppo dinamico ed instabile, quindi le imprese oltre alla qualità devono cercare sicuramente di puntare anche ad una congrua remunerazione rispetto a tutti i fattori investiti. Quindi anche questa situazione se ci pensi è paradossale; un’azienda che sceglie la propria localizzazione geografica in termini di disponibilità di fattori di produzione a basso costo (materie prime e costo del lavoro) dovrebbe almeno investire fondi per il controllo qualitativo di tutte le materie prime che entrano nell’azienda per la lavorazione/trasformazione. E’ notizia di qualche giorno fa che la Nestlè in India è stata costretta a distruggere tutto lo stock di spaghetti con delle perditi che sfiorano i 45 milioni di euro (considerando tutte le perdite di immagine ma soprattutto i costi di smaltimento). Certo che però non bisogna demonizzare multinazionali come questa, dal momento che la loro mission in paesi in via di sviluppo o comunque non totalmente all’avanguardia è ammirevole.

  5. Reply Davide Quadrelli Jun 29, 2015 8:05 am

    Michela, sono d’accordo con te che il problema probabilmente non sia solo imputabile all’acqua di falda ma che, nel caso preso in esame, la contaminazione può essere stato dato anche dal grano utilizzato in ricetta. Ciò non toglie che in tutti i casi ha sbagliato Nestlé a non fare un monitoraggio continuo sulla materia (grano) prima e sul depuratore di acqua di processo al fine di scongiurare uno scandalo tale. Ricordiamoci sempre che la materia prima indiana è coltivata sempre nella stessa area inquinata ed è quindi di conseguenza sottoposta a inquinamento dell’aria e delle acque di irrigazione e che sicuramente l’agricoltore indiano non ha i fondi ne la mentalità per fare controlli sulla sua produzione a monte come può avvenire in una cultura della qualità come quella europea.

  6. Reply Mattia Noci Jun 29, 2015 10:30 am

    Anche io mi trovo d’accordo nell’accusare di questa contaminazione principalmente in acqua per tre motivi fondamentali:
    1-essendo l’India un paese arretrato è molto facile che abbiano un sistema di tubazioni per il trasporto dell’acqua, sia per il servizio domestico, tra l’altro poco presente, sia per l’uso agricolo, composto da tubature di piombo o, in alternativa, avendo le fonti d’origine dell’acqua profondamente contaminate dall’attività industriale non normata riguardo alla gestione dei residui e delle sostanze di rifiuto della produzione, rende senz’altro l’acqua disponibile in India molto contaminata e non solo paragonandola agli standard europei;
    2-la preparazione della pasta richiede logicamente l’uso di acqua che contamina di conseguenza il prodotto;
    3-anche se la contaminazione fosse avvenuta in campo durante la produzione del grano, è comunque imputabile all’uso di acqua fortemente contaminata, dati i livelli registrati di contaminazione, per l’irrigazione.

  7. Reply Mattia Busca Jun 30, 2015 2:53 pm

    indipendentemente da dove si sia originata la contaminazione il problema in questi casi si sa che è esempre del produttore, soprattutto se ti chiami nestlè. interessante però è sottolineare che il limite massimo indiano è ancora più basso del nostro… altro che principio di precauzione europeo!! l’india è in sostanza un contienente quasi sterminato, e la contaminazione da metalli pesanti può essere anche molto puntiforme perciò secondo me è difficile cercare una modellizzazione o una semplificazione della situazione. a Nestlè conviene eccome produrre in india, come a Barilla conviene eccome produrre in Polonia… poi ogni azienda ha i suoi standard e i suoi modi per scaricare il barile delle colpe.

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