Tecnologie avanzate di processo: le carni bovine 8

Osservazioni e riflessioni di Andrea Massaroni dopo la visita presso uno dei più grandi stabilimenti al mondo che processano la carne.

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8 thoughts on “Tecnologie avanzate di processo: le carni bovine

  1. Reply Elia Romanini Jun 25, 2015 11:39 am

    Prendendo spunto dalle parole del Sig. Cremonini, io credo che non sia possibile uno sviluppo sostenibile degli stabilimenti che processano la carne. Nessuna attività produttiva destinata all’alimentazione umana è altrettanto costosa in termini di risorse idriche e inquinamento ambientale (emissione di CO2) quanto l’allevamento di animali per la produzione di carne da macello.
    Oltretutto, gli animali consumano molte più calorie, ricavate dai vegetali, di quante ne producano. Sono, quindi, dei pessimi convertitori di proteine vegetali in proteine animali.
    Per quanto riguarda l’energia che serve per le attività che si svolgono nei macelli, bisogna spezzare una lancia a favore dello stabilimento INALCA, in quanto ha superato la soglia del 70% di energia autoprodotta internamente tramite la cogenerazione industriale e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili derivanti dalla valorizzazione delle proprie biomasse.
    Per concludere, io credo che non sia giusto eliminare totalmente le proteine animali dalla nostra dieta ma penso che una riduzione del consumo pro-capite sia necessaria.

  2. Reply Gabriele Rocchetti Jun 25, 2015 12:16 pm

    Gli stabilimenti del gruppo Cremonini rappresentano sicuramente la modernità dal punto di vista della macellazione e delle tecnologie utilizzate per prevenire qualsiasi tipo di rischio per il consumatore mediante il rispetto di definiti standard di igiene e sicurezza. Certo che un aspetto che molto spesso McDonald’s non sottolinea (soprattutto nelle operazioni di marketing/pubblicitarie) è che l’hamburger surgelato e infilato nel panino (qualsiasi categoria) dopo la cottura proviene da vacche a fine carriera di un’età compresa tra 4-6 anni. Questo tipo di carne risulta “legnosa” ed è venduta a poco prezzo perché si usa solo per preparazioni industriali come gli hamburger McDonald’s e altri prodotti .Infatti tale tipologia di carne conviene mangiarla solo tritata. Ed è per questi motivi che nei mercati all’ingrosso la carne di manzo costa da due a quattro volte di più rispetto a quella di vacca. Quindi utilizzo di carne 100% di qualità, ma non dimentichiamo l’origine!

  3. Reply Michela Pati Jun 28, 2015 1:48 pm

    L’industria alimentare è sempre più orientata verso produzioni ecosostenibili. Per quanto riguarda il settore delle carni bovine, il gruppo Cremonini così come tutti i produttori di carne, ha sviluppato tecniche e tecnologie rispettose dell’ambiente ed degli animali mirando ad ottenere prodotti a basso impatto ambientale. Il boom delle green production si è avuto con la registrazione dei grossi cambiamenti climatici negli ultimi decenni, quindi per contrastare questi fenomeni si è cercato di dimostrare impegno attivo per abbattere le emissioni di gas ad effetto serra. A tal proposito sono state fatte analisi sugli impatti ambientali dei cibi tenendo conto di 3 indicatori ambientali: “Carbon Footprint” ( emissioni di gas serra misurate in massa di CO2 equivalente), “Water Footprint” (quantifica consumi e modalità di utilizzo delle risorse idriche misurate in litri di H2O) e “Ecological Footprint” (misura le quantità di terra biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse misurata in m2), ottenendo la doppia piramide alimentare. La produzione di carne rossa implica una grande emissione di CH4 e CO2 nell’atmosfera, si pensi che per portare un manzo a 600Kg vengono emessi 1000Kg di CO2 eq. e che i soli bovini causano il 74% delle emissioni di gas serra. Inoltre bisogna considerare anche l’elevato costo energetico dell’allevamento: per 1Kg di carne i ruminanti necessitano di 6Kg di concentrati. Questo è un dato importante considerando che viviamo in un ambiente dove le risorse sono scarse. Detto ciò penso che per il settore delle carni e non solo, “la realtà” non può mai essere perfetta perchè si ha sempre un risvolto della medaglia. E’ importante saper fare scelte e ragionare con spirito critico puntando al miglior costo opportunità economico, ambientale ed etico.

  4. Reply Davide Quadrelli Jun 28, 2015 3:45 pm

    Volevo fare una domanda provocatoria in merito di benessere animale: durante la fase di stordimento l’animale può agitarsi e lamentarsi (specialmente se tale procedura non va a buon fine e l’animale rimane cosciente) tale situazione porta inevitabilmente a stress sia all’animale ma, a mio parere, anche a tutta la mandria di suoi simili che stazionano nella zona stalla antistante (che sentono muggiti e lamenti) ciò può portare inevitabilmente ad una carne di scarso valore. Allora la mia domanda è: non sarebbe utile cercare di separare fisicamente con una parete insonorizzata la zona “stalla” dalla restante parte della catena di macellazione?

  5. Reply Davide Quadrelli Jun 29, 2015 8:21 am

    Riprendendo il commento di Elia posso solo aggiungere che a mio parere la macellazione di vacche a fine carriera, tipologia di animali macellati per la maggiore nello stabilimento INALCA, è assolutamente un modo efficiente per riutilizzare una proteina nobile come quella bovina che altrimenti andrebbe persa. Infatti queste tipologie di vacche raggiungono il macello solo dopo una lunga carriera di vacche da latte. Io penso che il futuro sarà infatti quello di selezionare capi polivalenti (sia da carne che da latte) così da avere sì una carne di minor qualità ma sicuramente una produzione di calorie animali più sostenibile, intelligente e in linea con i tempi.
    Riprendendo Gabriele, penso sia giusto quello che dici, sicuramente Mc Donald non pensa a una pubblicità “trasparente” ma a una marginalizzazione del guadagno, d’altronde però non potrebbe avere prezzi così bassi e concorrenziali con carni di più alto valore ergo la sua offerta è perfetta per quelli che il consumatore si aspetta entrando in un suo punto vendita.

  6. Reply Andrea Masseroni Jun 30, 2015 8:56 am

    In risposta al Dot.re Romanini direi che sono d’accordo nella tesi per cui l’allevamento bovino non sia poi così conveniente, ma vorrei sottolineare come lo stabilimento di INALCA ad Ospedaletto macelli praticamente prevalentemente solo vacche di fine carriera e che quindi hanno già dato un contributi all’alimentazione umana producendo latte e vitelli (molto probabilmente poi destinati alla produzione di carne se maschi o di altro latte se femmine); qui mi collegherei poi al commento del Dot.re Rocchetti che mi sottolinea proprio questo fatto, ossia di macellare vacche da latte a fine carriera (3/4 anni di vita e a 3 parti). Questo porta ad avere carne sicuramente più stopposa e dura da consumare e quindi destinate soprattutto a strutture ristorative quali McDonald’s. Qui risponderei al Dot.re Rocchetti dicendogli che è vero che la carne è più stopposa e dura ma negl’ultimi anni necessitando di vacche più performanti nella produzione di latte si è abbassata notevolmente l’età di fine carriera (dai 10 anni di un ventennio fa ai 3/4 anni d’età giorni nostri), e che quindi la carne risulterà meno stopposa. Per quanto riguarda l’origine delle vacche sono tutte “Made in Italy”, addirittura provenienti dal comparto Lombardia; quindi sula provenienza/origine si è abbastanza sicuri.
    Sicuramente fa scelte con spirito critico puntando al miglior costo opportunità economico, ambientale ed etico come sottolinea la Dot.sa Pati è senza dubbio importantissimo; ci terrei quindi a sottolineare il fatto che per quello che concerne lo stabilimento e le produzioni da Me indagate nell’ambito Carneo e del Gruppo Cremonini, sicuramente il macellare capi che precedentemente abbiano già contribuito all’alimentazione umana producendo latte e nuovi capi (a loro volta per la produzione di latte, se femmine, piuttosto che di carne se maschi) direi che sia già un ottimo ottimizzare le risorse agricole.
    In risposta alla domanda del Dot.re Quadrelli, per cui mi si chiede se non fosse possibile insonorizzare la parte della stalla dalla parte di stordimento e quindi di macellazione risponderei così: sicuramente non sarebbe una cattiva idea, questo però porterebbe a dover costruire una sorta di porta apri/chiudi alla fine dei due corridoi che portano l’animale alla postazione di stordimento; io ritengo che una soluzione del genere sia rischiosa sia per gli operatori incaricati dello stordimento piuttosto che quelli incaricati dal condurre i capi allo stordimento se non prestano attenzione al meccanismo sopra citato (non sarebbe poi così difficile “istruire” ma comunque il rischio dato dal pericolo del meccanismo non è riducibile a zero). Inoltre direi che il fattore più problematico non è tanto per l’operatore ma quanto per gli animali in sé che sono molto più difficili da gestire davanti a tale meccanismo che gl’operatori stessi. Ritengo, comunque, sia una direzione ed opzione da approfondire perché di base buona; sicuramente non sarà d’immediata risoluzione.

  7. Reply Mattia Busca Jun 30, 2015 3:15 pm

    Michela io non credo che il nostro sia un mondo dove le risorse siano scarse, Ma le grosse aziende secondo me non faranno altro che ingrandirsi ulteriormente. Certo, un giorno dovremmo rivedere la nostra dieta, ma mcdonald e Cremonini rappresentano la miglior risposta che una grossa fetta di consumatori chiedono: qualità costante a prezzi contenuti. la spalla anteriore bovina non è certo il miglior taglio esistente al mondo sia chiaro ma non deve esere a mio avviso totalmente disprezzato… le frisone a fine carriera non potarnno mai raggiungere le performance qualitative di altre razze da carne, ma almeno per antibiotici ed ormoni è stato fatto tanto. in futuro ci saranno sempre più McDonald perchè è in questa direzione che va il mondo. il loro hamburger è un prodotto TECNOLOGICAMENTE formidabile, viene prodotto e congelato immediatamente. e in quelli che loro definiscono “ristoranti” è posto sulla piastra ancora congelato. Inoltre è perfettamente standardizzato in grasso e carne magra, a tutte le latitudini del mondo.

  8. Reply Mattia Noci Jul 2, 2015 3:40 pm

    La produzione di carne detiene il primato per quanto riguarda l’impatto ambientale e mondiale dell’industria alimentare. Alcune nuove linee guida sono state presentate nel 2013 con un documento, disponibile alla libera consultazione online, da Sustainable Agriculture Initiative, che unisce oltre 50 multinazionali e grandi aziende del settore agro-alimentare, tra le quali proprio McDonald’s, Nestlé e Unilever, le quali riguardano la produzione di carne bovina e mirano ad essere d’aiuto agli allevatori e ai produttori per ridurre l’impatto ambientale della propria attività.
    Carne sostenibile? Secondo me questa è contraddizione. La produzione di carne nel mondo genera emissioni inquinanti superiori persino rispetto al traffico automobilistico. Ed oltretutto c’è un grosso problema di fondo: non basta ridurre il consumo di acqua o di energia da parte degli allevatori, dei produttori e dei distributori, per contenere gli sprechi nella produzione di carne. Il vero problema consiste nell’impiego di suolo per la produzione di legumi e cereali che verranno destinati al consumo animale. Gli stessi terreni potrebbero essere impiegati per la coltivazione di alimenti da destinare direttamente alla popolazione. Dunque, è difficile credere che le nuove linee guida permetteranno alle multinazionali del settore a migliorare la propria posizione rispetto alla produzione di carne di fronte ai consumatori più informati, che sono a conoscenza dell’impatto ambientale e sociale dovuti ad una pessima distribuzione delle risorse alimentari, dove la carne rappresenta ancora un sinonimo di ricchezza, disponibile solo per pochi, specialmente se parliamo riferiti alle economie in difficoltà.
    Quindi secondo me è giusto cercare un modo per avere meno impatto sull’ambiente e migliorare i processi produttivi della carne ma non sarà mai possibile rendere tutto ciò ECO sostenibile totalmente.

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