Quello dell’inquinamento da arsenico è un problema notoriamente diffuso e riguarda da vicino anche l’Italia. La situazione è particolarmente critica nel Lazio dove i comuni interessati da inquinamento delle acque sono circa 90, mentre in altre regioni italiane la questione riguarda solo alcune aree. Il problema non è di facile risoluzione dal momento che sarebbero necessari forti investimenti in impianti di depurazione appropriati. L’uso di acqua contenente arsenico può causare casi di cancro ai polmoni e alla pelle, al fegato e ad altri organi interni, iperpigmentazione, disturbi circolatori e altre malattie gravi. Non a caso viene classificato come cancerogeno di classe 1 per lo IARC. Comunque “difendersi” dall’arsenico nelle acque è possibile medianti dei macchinari noti come dearsenificatori (dotati di materiali adsorbenti) oppure nel caso l’arsenico non superi di tanto il limite di legge (10 microgrammi/Litro) utilizzare dei depuratori ad osmosi inversa da sottolavello (tipico uso domestico). Bisogna anche sottolineare che l’arsenico non si trova nelle falde acquifere a causa di inquinamento esterno, ma vi è presente naturalmente! Purtroppo l’acqua contaminata rappresenterà sempre un probabile vettore di trasmissione, quindi secondo te oltre all’installazione di depuratori appropriati soprattutto nelle aree più inquinate sarebbero necessarie altre misure in termini di comunicazione dei rischi?
Sicuramente la contaminazione dell’Arsenico a livello ambientale, visto le 80.000 tonnellate prodotte all’anno dalle attività antropiche è una realtà che spaventa; leggendo però l’elaborato mi è sembrato di capire che la contaminazione di questo elemento, derivante soprattutto dall’acqua ad uso agricolo e di produzione di alimenti, sia ancora fortemente contenuto nonostante abbia portato, come è giusto che sia stato, l’intervento dell’EFSA per valutarne il rischio e l’incidenza di quest’ultimo nell’alimentazione. Leggendo l’elaborato ho capito che attualmente la prima fonte è proprio l’alimentazione, e mi chiedo se non vi siano stati casi dì intossicazione acuta o cronica nei Paesi sviluppati come quelli Europei? E soprattutto come mai a livello Europeo, secondo te, non vi è ancora un limite cogente per codesto contaminate?
Gabriele, il tuo discorso sui depuratori è sicuramente interessante, in effetti per il discorso dell’acqua potabile di falda risolverebbero non pochi problemi. Però credo proprio che la loro gestione non sia per nulla facile, (a partire dai costi di istallazione) e in più quelli funzionanti con filtri a carboni attivi, oppure quelli con resine a scambio probabilmente andrebbero a depauperare l’acqua degli altri componenti minerali. è comunque vero che una soluzione (almeno europea) che non sia quella di continuare a erogare leggi e limiti massimi va trovata al più presto! e sicuramente una informazione chiara e non tendenziosa in questo aiuterebbe molto!!
Sicuramente il problema As nella dieta non è il primisimo pensiero della commissione europea e non è certo la prima causa di danno da consumo alimentare. E ciò è dimostrato dal fatto ch non credo ci siano mai state segnalazioni per ingestioni dirette e acute da As contenuto in qualche alimento. però a maggior ragione non aspettiamo che diventi un groso rischio, ma che resti un grosso pericolo. causa globalizzazione riso tal quale o lavorato asiatico sta arrivando sempre più frequentemente nei supermercati e ristoranti. Secondo me non possiamo permetteci di lasciare la nostra sicurezza ai soli capitolati di fornitura della GDO!! è in questo senso che l’europa potrebbe muoversi a mio avviso… almeno definendo limiti per gli alimenti più esposti.
Malgrado la relativa notorietà come veleno mortale, l’arsenico è un oligoelemento essenziale che in piccole concentrazioni è utile al metabolismo (0,01 mg/Kg), inoltre l’arsenico inorganico che è la forma più tossica, si presenta in natura in piccole quantità. Ciò nonostante penso sia utile applicare limiti più stringenti soprattutto per i prodotti più a rischio come le acque ed il riso, tuttavia concordo con il parere di Gabriele sulla necessità di istallare filtri più selettivi all’interno dei dearsenificatori. La sinergia tra limiti legali, sistema di monitoraggio e applicazione di impianti più efficienti potrebbe costituire una valida soluzione al problema di questo contaminante rappresentando un sistema di gestione garante della tutela per la salute del consumatore.
Il rischio della contaminazione da arsenico è sempre attuale in quanto l’Italia possiede numerose zone dove la presenza di arsenico causa una contaminazione a livelli alti rispetto alla concentrazione massima che nell’acqua potabile è stata fissata a 10 μg/L dall’OMS e dalla Direttiva 98/83/CE. Livelli di arsenico più elevati rappresentano un rischio per la salute in modo strettamente dipendente dalla durata dell’esposizione e dallo stato nutrizionale della popolazione esposta. In diversi comuni italiani, tra cui 91 situati nella Regione Lazio, è stato dichiarato nel 2010 lo stato di emergenza poiché i valori di arsenico nelle acque potabili sono maggiori di 10 μg/L. L’EFSA si è occupata di Arsenico nel già nel 2009 per stimare l’esposizione con la dieta, trovando che i livelli di assunzione erano maggiori in particolare per i bambini sotto i 3 anni e che il riso era da annoverare fra gli alimenti a contributo più significativo, come era stato evidenziato da altri studi. Questo report aggiornato sull’arsenico prende in esame ulteriori dati disponibili, che vanno dal 2003 al 2012 per un totale di 103.773 dati analitici utili inerenti alimenti e acqua.
Combinando i livelli di arsenico negli alimenti con il consumo giornaliero medio individuale risultante da indagini nutrizionali europee (28 disponibili in 17 paesi fra cui l’Italia), si è stimato che l’esposizione cronica ad arsenico in Europa rientra fra 0.09 – 0.38 μg/kg p.c. al giorno, per livelli di esposizione media, e fra 0.14 – 0.64 μg/kg p.c. al giorno di esposizione. Complessivamente i più giovani risultano più esposti. Non si evidenziano differenze nei vegetariani (in base ai dati disponibili, che sono limitati).
Quindi vista la sua presenza non sono naturalmente nelle acque ma anche nei prodotti chimici usati in agricoltura occorre tenere molto monitorato il suo livello e controllare bene il suo apporto nelle sostanze chimiche che utilizziamo.
Quello dell’inquinamento da arsenico è un problema notoriamente diffuso e riguarda da vicino anche l’Italia. La situazione è particolarmente critica nel Lazio dove i comuni interessati da inquinamento delle acque sono circa 90, mentre in altre regioni italiane la questione riguarda solo alcune aree. Il problema non è di facile risoluzione dal momento che sarebbero necessari forti investimenti in impianti di depurazione appropriati. L’uso di acqua contenente arsenico può causare casi di cancro ai polmoni e alla pelle, al fegato e ad altri organi interni, iperpigmentazione, disturbi circolatori e altre malattie gravi. Non a caso viene classificato come cancerogeno di classe 1 per lo IARC. Comunque “difendersi” dall’arsenico nelle acque è possibile medianti dei macchinari noti come dearsenificatori (dotati di materiali adsorbenti) oppure nel caso l’arsenico non superi di tanto il limite di legge (10 microgrammi/Litro) utilizzare dei depuratori ad osmosi inversa da sottolavello (tipico uso domestico). Bisogna anche sottolineare che l’arsenico non si trova nelle falde acquifere a causa di inquinamento esterno, ma vi è presente naturalmente! Purtroppo l’acqua contaminata rappresenterà sempre un probabile vettore di trasmissione, quindi secondo te oltre all’installazione di depuratori appropriati soprattutto nelle aree più inquinate sarebbero necessarie altre misure in termini di comunicazione dei rischi?
Sicuramente la contaminazione dell’Arsenico a livello ambientale, visto le 80.000 tonnellate prodotte all’anno dalle attività antropiche è una realtà che spaventa; leggendo però l’elaborato mi è sembrato di capire che la contaminazione di questo elemento, derivante soprattutto dall’acqua ad uso agricolo e di produzione di alimenti, sia ancora fortemente contenuto nonostante abbia portato, come è giusto che sia stato, l’intervento dell’EFSA per valutarne il rischio e l’incidenza di quest’ultimo nell’alimentazione. Leggendo l’elaborato ho capito che attualmente la prima fonte è proprio l’alimentazione, e mi chiedo se non vi siano stati casi dì intossicazione acuta o cronica nei Paesi sviluppati come quelli Europei? E soprattutto come mai a livello Europeo, secondo te, non vi è ancora un limite cogente per codesto contaminate?
Gabriele, il tuo discorso sui depuratori è sicuramente interessante, in effetti per il discorso dell’acqua potabile di falda risolverebbero non pochi problemi. Però credo proprio che la loro gestione non sia per nulla facile, (a partire dai costi di istallazione) e in più quelli funzionanti con filtri a carboni attivi, oppure quelli con resine a scambio probabilmente andrebbero a depauperare l’acqua degli altri componenti minerali. è comunque vero che una soluzione (almeno europea) che non sia quella di continuare a erogare leggi e limiti massimi va trovata al più presto! e sicuramente una informazione chiara e non tendenziosa in questo aiuterebbe molto!!
Sicuramente il problema As nella dieta non è il primisimo pensiero della commissione europea e non è certo la prima causa di danno da consumo alimentare. E ciò è dimostrato dal fatto ch non credo ci siano mai state segnalazioni per ingestioni dirette e acute da As contenuto in qualche alimento. però a maggior ragione non aspettiamo che diventi un groso rischio, ma che resti un grosso pericolo. causa globalizzazione riso tal quale o lavorato asiatico sta arrivando sempre più frequentemente nei supermercati e ristoranti. Secondo me non possiamo permetteci di lasciare la nostra sicurezza ai soli capitolati di fornitura della GDO!! è in questo senso che l’europa potrebbe muoversi a mio avviso… almeno definendo limiti per gli alimenti più esposti.
Malgrado la relativa notorietà come veleno mortale, l’arsenico è un oligoelemento essenziale che in piccole concentrazioni è utile al metabolismo (0,01 mg/Kg), inoltre l’arsenico inorganico che è la forma più tossica, si presenta in natura in piccole quantità. Ciò nonostante penso sia utile applicare limiti più stringenti soprattutto per i prodotti più a rischio come le acque ed il riso, tuttavia concordo con il parere di Gabriele sulla necessità di istallare filtri più selettivi all’interno dei dearsenificatori. La sinergia tra limiti legali, sistema di monitoraggio e applicazione di impianti più efficienti potrebbe costituire una valida soluzione al problema di questo contaminante rappresentando un sistema di gestione garante della tutela per la salute del consumatore.
Il rischio della contaminazione da arsenico è sempre attuale in quanto l’Italia possiede numerose zone dove la presenza di arsenico causa una contaminazione a livelli alti rispetto alla concentrazione massima che nell’acqua potabile è stata fissata a 10 μg/L dall’OMS e dalla Direttiva 98/83/CE. Livelli di arsenico più elevati rappresentano un rischio per la salute in modo strettamente dipendente dalla durata dell’esposizione e dallo stato nutrizionale della popolazione esposta. In diversi comuni italiani, tra cui 91 situati nella Regione Lazio, è stato dichiarato nel 2010 lo stato di emergenza poiché i valori di arsenico nelle acque potabili sono maggiori di 10 μg/L. L’EFSA si è occupata di Arsenico nel già nel 2009 per stimare l’esposizione con la dieta, trovando che i livelli di assunzione erano maggiori in particolare per i bambini sotto i 3 anni e che il riso era da annoverare fra gli alimenti a contributo più significativo, come era stato evidenziato da altri studi. Questo report aggiornato sull’arsenico prende in esame ulteriori dati disponibili, che vanno dal 2003 al 2012 per un totale di 103.773 dati analitici utili inerenti alimenti e acqua.
Combinando i livelli di arsenico negli alimenti con il consumo giornaliero medio individuale risultante da indagini nutrizionali europee (28 disponibili in 17 paesi fra cui l’Italia), si è stimato che l’esposizione cronica ad arsenico in Europa rientra fra 0.09 – 0.38 μg/kg p.c. al giorno, per livelli di esposizione media, e fra 0.14 – 0.64 μg/kg p.c. al giorno di esposizione. Complessivamente i più giovani risultano più esposti. Non si evidenziano differenze nei vegetariani (in base ai dati disponibili, che sono limitati).
Quindi vista la sua presenza non sono naturalmente nelle acque ma anche nei prodotti chimici usati in agricoltura occorre tenere molto monitorato il suo livello e controllare bene il suo apporto nelle sostanze chimiche che utilizziamo.