Lo zucchero, non solo calorie 5

Osservazioni di Davide Quadrelli sull’effetto del saccarosio come ingrediente alimentare

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5 thoughts on “Lo zucchero, non solo calorie

  1. Reply Gabriele Rocchetti Jun 29, 2015 6:37 am

    Come dici tu è sicuramente necessario realizzare una corretta informazione al consumatore che dalla sua parte risulta molto influenzato nell’acquisto dalla realtà che lo circonda dimenticandosi, a volte, anche di leggere le etichette. Lo zucchero è incriminato, come dimostrano numerosi studi condotti dal WHO, per patologie come il diabete, l’obesità e problemi cardiaci, oltre alla dipendenza che creerebbe gradualmente nel consumatore. C’è da dire che gli eccessi, per lo zucchero come per altre sostanze, sono sempre da evitare (Paracelso).
    La guida Altroconsumo sul mangiar sano ci fornisce alcune direttive per il corretto consumo di zucchero nell’alimentazione quotidiana. Anzitutto è importante seguire le direttive dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), che suggerisce di non superare una quantità di zuccheri semplici superiore al 10-15% dell’apporto calorico giornaliero. Poi consiglia di limitare il consumo di prodotti industriali “ambigui”, come le zuccheratissime bevande gassate.
    Le linee guida dell’INRAN sono molto chiare, e si riassumono nei seguenti punti:
    – non eccedere nel consumo di zuccheri ed alimenti dolci;
    – preferire dolci con meno zuccheri e grassi; – limitare il consumo di prodotti ricchi di saccarosio, colpevoli anche di danneggiare la salute dei denti;
    – informarsi sul contenuto di zucchero degli alimenti, verificando anche il tipo di edulcorante sostitutivo utilizzato nei prodotti “senza zucchero”;
    – utilizzare i prodotti con edulcoranti sostitutivi esclusivamente in presenza di diabete;
    Il rischio, infatti, è di assumere più zuccheri del necessario, considerando che alimenti come il latte e la frutta sono già ricchi di zuccheri naturali.
    Vorrei chiederti cosa ne pensi della possibile sostituzione del saccarosio con gli edulcoranti di sintesi in termini di educazione alimentare e come misura preventiva delle malattie prima citate. In particolare, secondo te, l’uso massiccio di tali molecole sintetiche è un aspetto risolutivo?

  2. Reply Davide Quadrelli Jun 29, 2015 9:28 am

    A mio avviso l’uso di edulcoranti di sintesi è “la via più comoda” per abbattere lo spauracchio dell’abuso di zucchero ma non è di certo la strada migliore. In questo modo tu non istruisci il consumatore e non lo rendi consapevole dell’eccesso a cui va incontro ma anzi lo guidi verso una strada di cui non si conosce bene la fine. Infatti molti studi su aspartame, stevia, saccarina affermano che a dosi superiori rispetto quelle imposte da EFSA (ADI) siano sconsigliate e che, data il largo utilizzo di questi dolcificanti, (chewingum,prodotti da forno, yougurt, bevande, integratori,medicine) di norma molte persone possono oltrepassare l’ADI. Inoltre, gli esperti dell’EFSA, non hanno riscontrato nessun chiaro rapporto causa-effetto a convalida delle indicazioni che affermano come i dolcificanti intensivi, se utilizzati al posto degli zuccheri, contribuiscano al mantenimento dei normali livelli di zuccheri nel sangue, o al mantenimento/raggiungimento di un peso corporeo normale. Anzi ci sono studi che fanno vedere come allo stimolo del “dolce” il nostro organismo risponda con un aumento insulinico a prescindere della molecola in oggetto che ha portato a tale stimolo: sostanzialmente assimili di più l’alimento che introduci. Ergo a mio parere anche l’utilizzo di dolcificanti di sintesi è potenzialmente una valida alternativa solo a patto che sia supportata da una COSCIENZA ALIMENTARE del consumatore. Questo non vuol dire che esso non debba più mangiare un dolce o bere una “coca zero” ma che deve essere consapevole di ciò che sta assumendo, delle calorie e del carico glicemico a cui sottopone il suo organismo. Perché lo zucchero con utilizzo massivo e non bilanciato ha le sue controindicazioni ma anche i dolcificanti di sintesi sono dichiarati “safe” fino al raggiungimento dell’acceptable daily intake ma oltre si va incontro ad un rischio cronico che a lungo termine potrebbe portare ad un a problemi gravi alla salute. Infatti per esempio sull’aspartame l’EPA (Enviromental Protection Agency – Agenzia per la protezione ambientale – USA) ha fatto studi che affermano che l’aspartame è composto da due amminoacidi, l’acido aspartico e la fenilalanina, e l’estremità carbossilica della fenilalanina è esterificata con il metanolo. All’interno del corpo il metanolo si trasforma in acido formico ed in formaldeide. La formaldeide è una neurotossina mortale. L’accumulo nel tempo di formaldeide nel corpo umano (dato da una “overdose” di aspartame) può portare a danni cronici irreparabili. E questo è solo l’esempio dell’aspartame senza citare stevia, e altri dolcificanti intensivi. D’altronde tutti gli alimenti sono concerogeni solo bisogna utilizzare l’equilibrio nella formulazione del loro utilizzo nell’ambito di una dieta sana e unita a una buona dose di attività fisica che a mio avviso è la soluzione migliore per mantenersi in forma e sani e mantenere attivi tutti i nostri meccanismi biologici di detossificazione e escrezione di tossine.

  3. Reply Andrea Masseroni Jun 30, 2015 7:24 am

    Ritengo che l’informazione, in tema di zuccheri, sia come accennato nell’elaborato sbilanciata verso l’industria a discapito del consumatore nonostante quest’ultimo stia diventando sempre più consapevole. Allo stesso tempo mi sorprende come aziende alimentari come Coca-Cola siano sponsor di manifestazioni come Expo Milano 2015 che invece dovrebbero essere un’occasione per l’alimentazione tipica e territoriale ma con un’accezione “sloow food”

  4. Reply Sergio Mattarozzi Jul 1, 2015 1:19 pm

    L’informazione oggigiorno è diventata sempre più selettiva nel senso negativo del termine, cioè sempre meno persone riescono a “leggerla” come si deve. Siamo nell’epoca del progresso, di internet, siamo probabilmente al culmine massimo della libertà mediatica. Viviamo in un momento in cui CHIUNQUE potrebbe documentarsi su QUALSIASI COSA. Eppure sembra che il rapporto sia diventato inversamente proporzionale: più si ha la possibilità di cercare il sapere, più ci si accontenta di quello che ci viene “venduto” come tale. Gli zuccheri sono diventati un grandissimo problema, e non solo in quanto classe edulcorante, ma più ampiamente come carboidrati. Parlando con una persona diabetica, che è “costretta” a seguire un regime alimentare controllato, si può tranquillamente nominare “aspartame, stevia and co.” senza essere guardati “storti”. Dubito succederebbe la stessa cosa parlandone con uno non affetto dal diabete.
    Non biasimo le aziende che “sostituiscono” il saccarosio con dolcificanti di sintesi decisamente meno calorici e con un potere edulcorante maggiore, visto che seguono semplicemente l’ideologia del cliente che richiede cibi “meno calorici” ma comunque “gustosi”. Dubito che una persona mangerebbe una caramella non dolce. Sono quasi certo che mangerebbe una caramella sulla cui confezione si legge a caratteri cubitali “IPOCALORICHE”, ma che sia comunque dolce.
    Per il discorso di Andrea riguardo a Coca-Cola, beh non li biasimo affatto. Hanno avuto la possibilità di farsi pubblicità in un’occasione mondiale, e l’hanno presa al volo. Certamente non è l’alimento più salutare del mondo, ma anche questa azienda si è “mossa” verso il consumatore, basta vedere la Coca-Cola “Light” inizialmente e la “Zero” poi, che hanno abbassato le Kcal della bevanda da 42 (per la classica) a 0.3 (per la light) a 0.2 (per la zero).
    Concordo con Davide quando dice che l’uso degli edulcoranti di sintesi è la via più semplice e breve per cercare di arginare il problema.
    E non è raro vedere scene da McDonald’s in cui il cliente chiede “un menù grande” con patatine, Big Mac, patatine, maionese e…una “coca-zero”.
    A tal proposito mi viene da chiederVi: il consumatore sa cosa vuole? o segue semplicemente le mode?

  5. Reply Mattia Noci Jul 2, 2015 4:01 pm

    Un fatto molto sfruttato soprattutto dalle multinazionali del cibo così detto “spazzatura” è soprattutto quello che lo zucchero crea dipendenza e ciò riguarda numerosissime persone e può avere effetti gravissimi, al punto da paragonarla alla dipendenza da sostanze stupefacenti. L’eccesso di zucchero altera l’equilibrio naturale del corpo dal punto di vista ormonale, del metabolismo e del sistema immunitario, andando a sostituire la nostra condizione di equilibrio con uno stato alterato che finiamo per percepire come normale pur non essendolo. Il sistema nervoso, connesso all’apparato digerente, segnala la presenza di zuccheri negli alimenti e attiva la liberazione di dopamina che è un neurotrasmettitore prodotta in diverse aree del cervello, soprattutto nella parte adibita alla motivazione e al meccanismo di ricompensa. L’eccesso di zuccheri così, come l’abuso di droghe, fa aumentare il rilascio di dopamina in questa parte del cervello. L’effetto è una sensazione di gratificazione e il desiderio di ripetere l’esperienza. Nel caso degli eccessi di zucchero, la frustata insulinica indotta rinforza questo circolo vizioso portandoci ad un atteggiamento compulsivo verso sostanze contenenti zuccheri. L’assunzione di zuccheri, infatti, innalza rapidamente i livelli di glucosio nel sangue; un normale livello di glicemia fornisce l’energia al nostro corpo, ma, livelli elevati scatenano reazioni negative, tra cui l’aumento dell’insulina, che viene prodotta dal nostro organismo per evitare che gli zuccheri nel sangue raggiungano livelli di tossicità pericolosi, che a sua volta trasforma gli zuccheri sottratti al sangue in glicogeno, il quale viene immagazzinato nel fegato come riserva energetica, stimola la produzione di grassi saturi a partire da zuccheri, favorisce l’accumulo di grassi saturi nel tessuto adiposo ed impedisce l’utilizzo dei grassi presenti nel nostro corpo. Con l’assunzione degli zuccheri si verifica un immediato picco nella quantità di insulina prodotta, che abbassa repentinamente la glicemia, per cui compare lo stimolo della fame e inizia un circolo vizioso. La carenza di zucchero determina spesso crisi di astinenza, i cui sintomi sono: ansia, irritabilità, mancanza di concentrazione, emicrania, depressione e in qualche caso persino capogiri e mancamenti. Quindi è si interessante trovare il modo di elaborare nuovi composti per abbattere il problema delle calorie, ma non dobbiamo dimenticare che il ruolo degli zuccheri in patologie come obesità o diabete non è solo legato alla questione del loro metabolismo o delle loro calorie ma anche dalla loro capacità di dare dipendenza, altrimenti una persona sovrappeso che prende coscienza del suo problema alimentare potrebbe facilmente porvi rimedio se, dietro le quinte, non ci fosse anche un effetto psicologico dello zucchero.

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