La contaminazione alimentare da aflatossina ha creato enormi problemi di salute in Kenia.
Parfait ci racconta il problema, tentando una caratterizzazione del pericolo e del rischio. Possiamo leggere la documentazione allegata
La contaminazione alimentare da aflatossina ha creato enormi problemi di salute in Kenia.
Parfait ci racconta il problema, tentando una caratterizzazione del pericolo e del rischio. Possiamo leggere la documentazione allegata
Il problema delle contaminazioni da micotossine è già rilevante nei Paesi economicamente ricchi e purtroppo non esistono tecniche di lavorazione nel settore alimentare che permettano di eliminare le micotossine, una volta presenti sul raccolto dopo una contaminazione(il lotto contaminato è scartato). Nonostante ciò si ha un’ottima gestione del rischio che permette di eliminare soprattuto quei casi di tossicità acuta.
In Africa il rischio è più elevato in quanto le risorse economiche sono minori e spesso non è possibile attuare un piano di sicurezza efficiente per il consumatore. Attraverso la comunicazione del rischio i casi di tossicità acuta come quelli riscontrati in Kenya potrebbero essere meno riscontrabili. A proposito di ciò, in seguito ai casi analizzati, è stata incrementato il livello di informazione in questi Paesi?
Sottolineato delle scarse risorse economiche per le procedure analitiche del mais e delle spezie in paesi dell’Africa, soprattutto per alcune produzioni locali, mi concentrerei sulle possibili tecniche di mitigazione. Per quanto attiene specificatamente le aflatossine, il principio guida per contenere i livelli di contaminazione è quello di adottare un approccio cosiddetto “olistico”, vale a dire una associazione di azioni concertate lungo tutta la filiera agro-alimentare, “dal campo alla tavola”. La produzione di aflatossine può avvenire sia in campo che durante le fasi di stoccaggio dopo il raccolto.
I punti chiave per la mitigazione sono:
• Non lasciare essiccare il mais in campo, raccogliendo a seconda del mese a livelli di umidità intorno al 25-27%, e comunque non inferiore al 22%;
• Anticipare la raccolta, diminuendo il tempo di permanenza in campo del mais dopo la maturazione fisiologica;
• Regolare al meglio la trebbiatrice per ridurre le rotture ed eliminare la maggiore
quantità di impurità possibile;
• Ridurre l’intervallo di tempo tra la raccolta e l’essiccazione;
• Mantenere l’umidità finale della granella adeguata alla tipologia dell’impianto, alla durata dello stoccaggio ed alle caratteristiche del prodotto in entrata;
• Eliminare le parti piccole e leggere e le cariossidi spezzate.