Contaminazioni alimentari in Kenia 2

La contaminazione alimentare da aflatossina ha creato enormi problemi di salute in Kenia.

Parfait ci racconta il problema, tentando una caratterizzazione del pericolo e del rischio. Possiamo leggere la documentazione allegata

2 thoughts on “Contaminazioni alimentari in Kenia

  1. Reply Tommaso Mastrofilippo Jul 20, 2015 10:16 am

    Il problema delle contaminazioni da micotossine è già rilevante nei Paesi economicamente ricchi e purtroppo non esistono tecniche di lavorazione nel settore alimentare che permettano di eliminare le micotossine, una volta presenti sul raccolto dopo una contaminazione(il lotto contaminato è scartato). Nonostante ciò si ha un’ottima gestione del rischio che permette di eliminare soprattuto quei casi di tossicità acuta.
    In Africa il rischio è più elevato in quanto le risorse economiche sono minori e spesso non è possibile attuare un piano di sicurezza efficiente per il consumatore. Attraverso la comunicazione del rischio i casi di tossicità acuta come quelli riscontrati in Kenya potrebbero essere meno riscontrabili. A proposito di ciò, in seguito ai casi analizzati, è stata incrementato il livello di informazione in questi Paesi?

  2. Reply Gabriele Rocchetti Jul 21, 2015 7:22 pm

    Sottolineato delle scarse risorse economiche per le procedure analitiche del mais e delle spezie in paesi dell’Africa, soprattutto per alcune produzioni locali, mi concentrerei sulle possibili tecniche di mitigazione. Per quanto attiene specificatamente le aflatossine, il principio guida per contenere i livelli di contaminazione è quello di adottare un approccio cosiddetto “olistico”, vale a dire una associazione di azioni concertate lungo tutta la filiera agro-alimentare, “dal campo alla tavola”. La produzione di aflatossine può avvenire sia in campo che durante le fasi di stoccaggio dopo il raccolto.
    I punti chiave per la mitigazione sono:
    • Non lasciare essiccare il mais in campo, raccogliendo a seconda del mese a livelli di umidità intorno al 25-27%, e comunque non inferiore al 22%;
    • Anticipare la raccolta, diminuendo il tempo di permanenza in campo del mais dopo la maturazione fisiologica;
    • Regolare al meglio la trebbiatrice per ridurre le rotture ed eliminare la maggiore
    quantità di impurità possibile;
    • Ridurre l’intervallo di tempo tra la raccolta e l’essiccazione;
    • Mantenere l’umidità finale della granella adeguata alla tipologia dell’impianto, alla durata dello stoccaggio ed alle caratteristiche del prodotto in entrata;
    • Eliminare le parti piccole e leggere e le cariossidi spezzate.

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